Come creare e produrre in modo sostenibile nell’era dell’eco fashion 10 min read

Sintesi:

  • L’eco fashion risponde alla domanda dei consumatori e contribuisce alla tutela del pianeta e al suo futuro;
  • Per una moda più sostenibile è importante partire dai tessuti e dalla loro produzione;
  • Anche il miglioramento dei processi produttivi può fare molto per ridurre gli sprechi nella filiera. Migliora i tuoi processi provando gratuitamente la multisoluzione Audaces360!
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Una vera e propria rivoluzione sta attraversando il mondo della moda, e gli addetti ai lavori non possono che stare al passo con le richieste sempre più pressanti da parte dei consumatori.

L’eco fashion nasce dall’impegno di ridurre l’impatto che il mondo fashion ha sull’ambiente, ad esempio attraverso l’utilizzo di materie prime ecologiche o di forme di produzione circolare.

Per essere un motore di cambiamento effettivo, è necessario che questo impegno investa l’intera filiera della moda: dalla produzione dei tessuti, passando dalla fase creativa, fino alla produzione e l’acquisto.

Se anche tu ti stai interrogando su come fare la tua parte in questo senso, continua a leggere!

Cos’è l’eco fashion?

Per eco fashion si intende un movimento e tutte le azioni ad esso correlate che si impegnano a promuovere un cambiamento concreto promuovendo una maggiore integrità ecologica e giustizia sociale.

Alla base dell’eco fashion sta la ricerca di materie prime ecologiche e rinnovabili, che nella loro produzione e lavorazione richiedono il minor spreco di risorse naturali possibili oltre a non essere dannose per l’ambiente.

Assieme all’attenzione alle materie prime, che approfondiremo anche in seguito, il concetto di eco fashion comprende anche altri aspetti che fanno parte della definizione di sostenibilità nella moda e non solo.

Scopri di più: Sostenibilità nel mondo della moda: cosa è e perché è importante parlarne

Tutela del lavoro

Le aziende che intendono promuovere pratiche di eco fashion devono garantire il rispetto dei diritti dei lavoratori, delle lavoratrici e di tutte le persone coinvolte nella filiera.

Nel concreto, questo significa che devono rispettare il contratto e gli orari di lavoro, garantire un compenso equo, oltre ad assicurarsi che l’ambiente e le condizioni lavorative siano sane e salubri.

Questo criterio è importante soprattutto per le produzioni delocalizzate, che si trovano in Paesi con una legislatura e dei controlli sul lavoro meno stringenti, in cui sono purtroppo ancora presenti forme di lavoro minorile.

Rispetto degli animali

La produzione coerente con i principi dell’eco fashion deve eliminare lo sfruttamento, il maltrattamento e l’uccisione degli animali nella produzione dei tessuti e delle materie prime.

A garanzia di questa richiesta esistono diverse certificazioni, che consentono ai consumatori di essere certi della provenienza dei tessuti e delle lavorazioni che hanno subito.

Qualità delle sostanze utilizzate

Come sappiamo, la qualità delle sostanze utilizzate nella produzione e nella lavorazione dei tessuti ha delle conseguenze importanti.

Non stiamo parlando soltanto della riduzione dell’inquinamento ambientale in fase di produzione, ma anche della salute della pelle che entra in contatto con queste sostanze e, soprattutto, della salubrità dello smaltimento dei capi.

Il tema dello smaltimento è di cruciale importanza in un settore come quello del fashion in cui, secondo uno studio del London Sustainability Exchange, ogni anno vengono prodotti tra gli 80 e i 100 miliardi di capi di abbigliamento (il 400% in più rispetto a vent’anni fa) e allo stesso tempo abiti per 500 miliardi ogni anno finiscono nella spazzatura senza mai essere indossati.

Scopri di più: Scopri come smaltire correttamente i rifiuti tessili dai tuoi vestiti

Quali materie prime vengono utilizzate nell’eco fashion?

Nel caso delle confezioni di abbigliamento, un’attenzione al tema dell’eco fashion si traduce nella ricerca di fibre sostenibili e ecologiche.

Come vedremo queste fibre possono essere diverse, ma in generale quello che accomuna tutte fibre utilizzate nell’eco fashion è il fatto di essere:

  • Prive di pesticidi;
  • Prodotte utilizzando energia proveniente da fonti alternative;
  • Lavorate con una grande attenzione alla riduzione dell’utilizzo complessivo di acqua;
  • Smaltibili e producibili senza generare rifiuti chimici;
  • Tinte utilizzando coloranti a basso impatto, privi di sostanze cancerogene e dannose, sia per la nostra pelle sia per la nostra salute.

Le fibre più comunemente utilizzate nell’eco fashion sono quattro.

Cotone organico

Il cotone organico è una fibra di origine naturale ottenuta dalla pianta del Gossypium, un arbusto che viene coltivato da secoli soprattutto nelle zone tropicali e subtropicali.

Dopo circa cento giorni dalla semina, dalla pianta sboccia un fiore soffice e leggero, simile a quello della malva. A partire da questo fiore, che in molti paesi viene ancora raccolto a mano al termine della stagione calda, ha origine il filato (in genere ogni pianta di cotone produce dai 2 ai 5 kg di fibra).

Il cotone è leggero, lucido e morbido al tatto, in genere poco elastico. È un materiale ben traspirante e resistente, che può essere lavato con tutti i comuni detersivi e non necessita di particolari attenzioni, se non ad una cura in fase di asciugatura.

Nel caso dell’eco fashion viene richiesto che il cotone sia coltivato senza l’utilizzo di prodotti chimici, in modo naturale e più equo possibile nel rispetto dei lavoratori e delle lavoratrici coinvolte in tutte le fasi.

Questa precisazione è molto importante, perché secondo lo studioso Richard Fagerlund la coltivazione del cotone oggi è probabilmente il più grande inquinante del pianeta, esigendo il 25% dei pesticidi utilizzati in totale.

Oggi è diffuso anche il cotone riciclato, che si ottiene a partire da vecchi abiti o dagli scarti di lavorazione.

Canapa

La fibra di canapa viene ottenuta a partire dal floema dei fusti delle piante di Cannabis Sativa, che crescono soprattutto in ambienti dal clima temperato. La coltivazione di canapa ha una storia molto antica in Italia, poiché questa fibra era molto utilizzata per realizzare corde e tessuti resistenti.

Questo tessuto rimane fresco in estate e caldo in inverno, oltre ad avere proprietà antibatteriche e antifungine e ad essere un ottimo assorbente dell’umidità del corpo.

La canapa ha anche una resistenza agli strappi tre volte maggiore rispetto al cotone e, tra le fibre naturali, è la più resistente all’usura.

La canapa è un materiale ecologico anche perché, rispetto al cotone, richiede il 50% di acqua in meno.

Lino

Il lino è una fibra naturale cellulosica che viene estratta dalla pianta del Linum usitatissimum macerando i fasci fibrosi ricavati dallo stelo.

Si tratta di un tessuto anallergico e completamente biodegradabile, la cui lavorazione anziché impoverire il suolo lo nutre e persevera.

È una fibra che non trattiene la polvere e anche perfetta contro l’umidità, oltre a dare ottimi risultati nella tintura.

Di solito il lino viene considerato un tessuto estivo, in realtà può essere utilizzato tutto l’anno per il fatto di essere isolante e termoregolatore.

Si tratta di un tessuto dalla storia antichissima, coltivato già migliaia di anni prima di Cristo e diffuso tra gli Egizi, i Sumeri, i Babilonesi e i Fenici.

Un aspetto importante da sottolineare è che la lavorazione del lino è interamente sostenibile, e questo lo rende un tessuto perfetto per l’eco fashion.

Qmilk

il Qmilk è l’esempio perfetto di come l’ecofashion non si limiti soltanto alle fibre di origine naturale e di quanto il binomio tra ricerca e ecologia possa contribuire a un mondo più sostenibile.

Si tratta infatti di una fibra tessile che viene ottenuta a partire dagli scarti industriali del latte.

Alla base di questa creazione c’è la stilista e microbiologa tedesca Anke Domaske, che ha trasformato questa fibra in un brand di successo.

Il Qmilk è biodegradabile, antibatterico, dermatologicamente testato e privo di additivi chimici. Sulla pelle è molto confortevole, leggero, morbido, oltre ad essere fresco e luminoso.

Si presta molto all’abbigliamento ma anche all’automotive, ai bendaggi, alla biancheria per la casa, a quella per neonati o ad uso medico-ospedaliero.

Per realizzare 1kg di tessuto occorrono solo 2 litri d’acqua, contro i 10.000 necessari per produrre la stessa quantità di cotone.

Il Qmilk non solo elimina tutte le sostanze chimiche inquinanti nel processo di lavorazione, ma risolve in parte anche il problema dello spreco dell’industria del latte.

Scopri di più: Tecnologia e sostenibilità nella moda: un webinar Audaces

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Come abbiamo visto in questo articolo, l’ecofashion è un trend che sta segnando il presente e che segnerà sempre più anche il futuro della moda.

Oltre all’attenzione ai tessuti, alle loro caratteristiche e alla loro provenienza, le confezioni devono rivedere anche i processi produttivi per renderli compatibili con le richieste del mercato in termini di sostenibilità.

La tecnologia può essere un’ottima alleata in questo senso, consentendo di ridurre gli sprechi e le inefficienze in tutti i passaggi, e garantendo un controllo totale della filiera.

Si tratta di un cambiamento che non riguarda solo la filiera tessile, ma anche l’intera organizzazione del lavoro e dei processi produttivi.

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Un passaggio importante per la riduzione delle risorse è quello della modellistica e dello sviluppo. Audaces Pattern è uno strumento perfetto per ridurre l’utilizzo di carta, gli errori e le rilavorazioni.

Con la sua interfaccia semplice e intuitiva, può essere un grande alleato per chi vuole ottimizzare i tempi e avere maggiore agilità nella produzione di una collezione.

Una tecnologia veloce, efficiente e redditizia che permette di creare modelli digitali il 70% più velocemente rispetto a quelli manuali.

Inoltre, con Pattern si dispone di una tabella di misurazione automatica, che facilita lo sviluppo di modelli che possono essere considerati complessi.

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Quanto tessuto viene sprecato in fase di prototipia, soprattutto per problemi legati alla comunicazione?

Audaces 3D è un software che permette di cucire e simulare i modelli creando prototipi digitali, verificando la vestibilità e le proporzioni in 3D direttamente al computer.

Questo consente di confermare il modello di un capo ancora prima di realizzare il prototipo fisico, risparmiando materie prime, energia e tempo.

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Il piazzamento è un passaggio fondamentale nel determinare il consumo di tessuto della produzione di un capo. Con Audaces Marker puoi ottimizzare i tuoi piazzamenti fino al 13% rispetto al piazzamento manuale.

Con il piazzamento automatico acceleri il tuo processo produttivo, rispetti le scadenze, ma soprattutto ti prendi cura del pianeta e delle sue risorse.

Conclusioni

In questo articolo abbiamo parlato di eco fashion e abbiamo capito che per ottenere una moda più sostenibile è necessario agire su più fronti: dalla produzione del tessuto, alla sua scelta, passando per la fase creativa e la produzione dei capi vera e propria.

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FAQ

Cos’è l’eco fashion?

L’eco fashion è un movimento che si impegna a promuovere un cambiamento concreto nel mondo della moda promuovendo una maggiore integrità ecologica e giustizia sociale.

Quali materie prime vengono utilizzate nell’eco fashion?

Nell’eco fashion vengono utilizzate materie prime ecologiche, come il cotone organico, la canapa, il lino e il Qmilk.

Come si può rendere una confezione più ecologica?

La tecnologia può aiutare a rendere una confezione più ecologica, ad esempio organizzando la produzione e riducendo gli sprechi in tutte le fasi della filiera.

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